SALVA UN BAMBINO: NON MANGIARLO!
Con l’avvicinarsi della Pasqua si avvicina anche il tradizionale pranzo durante il quale molte famiglie italiane cucinano e mangiano l’agnello. Si parla di cifre molto elevate: attorno ai quattro milioni di ovini uccisi ogni anno, di cui un quarto solo nel periodo di Pasqua e noi volontarie dell’associazione A.D.A. Di Gaeta siamo molto legate a questo tema.
Ma perché questa tradizione? L’usanza di mangiare l’agnello ha origini dalla Pasqua ebraica quando l’animale viene immolato – quindi sgozzato e privato del sangue – e, infine, consumato fondamentalmente per ricordare quanto narrato nell’Esodo: durante il periodo di schiavitù degli ebrei in Egitto Dio avrebbe ucciso tutti i primogeniti del paese evitando le case su cui fosse stato tracciato un segno fatto col sangue di agnello. Immolare e mangiare questo animale servirebbe per ricordare proprio questo evento e il fatto che gli ebrei si siano salvati da uno sterminio divino ed, quindi, un’usanza appartiene alla tradizione ebraica.
Successivamente il simbolo dell’agnello viene ripreso anche dal Cristianesimo attraverso una metafora secondo cui, proprio grazie alla sua innocenza e umile spirito di sacrificio, l’animale sarebbe rappresentazione del Cristo che, difatti, si sacrifica per salvare l’umanità dai propri peccati. Al posto del sangue dell’agnello, quindi, il sangue di Gesù.
È piuttosto evidente, quindi, che seguire quest’usanza rientra nelle tradizioni ebraiche e non in quelle cristiane: la Pasqua ebraica e la Pasqua cristiana, infatti, hanno ben poco in comune visto che si celebrano in periodi e per motivi del tutto diversi.
Ma anche così non fosse e volendo, quindi, considerare il mangiare l’agnello come tradizione cristiana, è piuttosto superfluo sottolineare come abbia veramente poco senso uccidere in modo crudele migliaia di animali per una tradizione lontana e che, oltretutto, viene spesso perpetrata senza che vi sia dietro una vera credenza religiosa e senza nemmeno conoscerne l’origine.
I tempi, insomma, si sono evoluti: innumerevoli usanze tradizionali, che siano esse religiose o di costume, sono state abbandonate perché ritenute sbagliate, crudeli, o asolutamente incoerenti coi nostri tempi. A proposito di tradizioni di tipo alimentare, difatti, basterebbe pensare ai digiuni quaresimali, al divieto di nutrirsi di maiale o alla regola di non mangiare carne il venerdì o i frutti di mare regole che stanno o sono ormai, ormai, cadute in disuso.
In definitiva: è davvero necessario mangiare agnello essendo una tradizione superata, barbara e che, la maggior parte delle volte, si rispetta senza alcun motivo reale se non perché “si è sempre fatto così”?
Qualcuno potrebbe replicare che non mangia l’agnello per tradizione, ma perché gli piace: non ci soffermeremo qui sul fatto che sia sbagliato mangiare animali, in particolar modo cuccioli, e sul concetto che il fatto che un animale sia di buon sapore non costituisca una buona ragione per mangiarlo. Piuttosto, noi volontarie di A.D.A. Gaeta pensiamo che questa sia una buona occasione per riflettere sulle condizioni di allevamento e macellazione di questi animali.
La macellazione dell’agnello, infatti, è ben più crudele della tradizionale “immolazione”: innanzitutto i cuccioli hanno pohi giorni – di solito trenta o quaranta – e vengono strappati a pecore spesso sottoposte a numerose gravidanze faticose da sopportare e nocive per la loro salute. Vengono, quindi, trasportati verso i macelli, spesso da paesi dell’est Europa, stipati dentro camion che viaggiano per ore, ammassati, al freddo, senza possibilità di muoversi e senza cibo né acqua.
Vivono, per quel poco che è concesso loro, in luoghi spesso inadatti – e spesso fuorilegge – stipati in stanzoni bui in mezzo ai loro stessi escrementi, costretti a sentire le urla dei loro simili che vengono uccisi o sottoposti a pratiche non consentite dalla legge come la pesatura di gruppo.
E, infine, l’uccisione. Che, a questo punto, non sapremmo dire se sia o meno il momento più cruento, ma che è, comunque, una pratica sadica e crudele perché i cuccioli vengono sgozzati spesso ancora coscienti e tra urla strazianti.
Ecco, non c’è altro motivo per essere contrari a questo sterminio che, in nome di una tradizione superata, mette in scena ogni anno un vero e proprio film dell’orrore. Se non ne vuoi far parte e salvare qualche agnello come noi dell’associazione A.D.A. Di Gaeta anche tu puoi fare qualcosa: non mangiarlo.
Moltissimi cuccioli te ne saranno grati.